Fortitudo: stagione tra infortuni e playoff, il bilancio di Attilio Caja

La Fortitudo chiude una stagione segnata da infortuni e playoff sofferti. Attilio Caja riflette sul futuro della squadra.

di GIACOMO GELATI
21 maggio 2025
Il tecnico Attilio Caja, 64 anni

Il tecnico Attilio Caja, 64 anni

Titoli di coda dunque di una stagione incessantemente zoppicante. Partita con un’idea ambiziosa che si è rapidamente fiaccata nella gestione di coach Devis Cagnardi (che si chiude con la sola conquista della Supercoppa di A2 a inizio stagione, ma un bilancio insoddisfacente in regular season), prima dei guizzi vincenti di coach Attilio Caja (ieri il suo compleanno), costellati tuttavia da una sequela di infortuni al limite dell’inverosimile: da lì in poi quell’idea ambiziosa è diventata infatti un tentare di fare il possibile col materiale umano a disposizione, fino al soffertissimo approdo ai playoff con tanto di ‘bella’ giocata contro Cantù. Alla quale il tecnico della Fortitudo si rivolge nel postpartita.

"Complimenti a Cantù, che ha giocato meglio di noi e con più energia –sottolinea il tecnico – . Noi siamo stati in partita nel primo tempo, poi loro hanno avuto più forza. In bocca al lupo a loro, noi chiudiamo qui dopo avere fatto una buona serie ed essere stati in parità per quattro partite e mezza. Buon play-in con Pesaro, nulla da recriminare. Si chiude un capitolo, se ne aprirà un altro".

Ora è tempo di rincasare e fermare le bocce di questo campionato prima di imbastire il prossimo, magari senza il trambusto che caratterizzò il finale dello scorso anno: l’uscita di Caja dopo la cavalcata che portò Bologna a un passo dalla serie A, l’avvicendamento con l’ex canturino Cagnardi e il ritorno di ‘Artiglio’ in sella con una squadra simile alla precedente, ma non ‘sua’. Ma se i risultati iniziali lasciavano immaginare un finale di regular season ai massimi livelli, poi la realtà è stata molto più dura.

La sfilza di infortuni è senz’altro la prima causa di un lavoro svolto a singhiozzo e per certi versi miracoloso: arrivare ai playoff in queste condizioni fisiche, e addirittura forzare la serie a gara-cinque, è stato il coup de théâtre della Fortitudo.

Poi si parlerà del ruolo di Kenny Gabriel, di gran lunga il più deludente e oscillante tra i giocatori di questa Effe: troppo fuori dalle orbite della squadra e spesso impegnato a specchiarsi. La sua è l’insufficienza più grave, sulle altre si ragionerà.

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